La casa è un luogo fortemente simbolico per le donne: è il luogo privato in opposizione allo spazio pubblico spesso negato. Da tempo il femminismo cerca di scardinare questa dicotomia e di portare fuori quello che succede in casa, di rendere il privato pubblico, politico. Varcare la soglia di una casa è quindi un gesto sempre pieno di significato. Entrare in una casa delle donne è un gesto ancora più speciale. Insieme alla coordinatrice Daniela Santarpia vogliamo raccontarvi la storia di Casa Lorena. 

“Per parlare di Casa Lorena dobbiamo partire dal 1999, anno in cui nasce la Cooperativa E.V.A., un’organizzazione di donne impegnate a prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne. La cooperativa nasce con una missione specifica: promuovere i diritti e la soggettività delle donne prestando particolare attenzione ai percorsi di autonomia e di empowerment.  Ed è così che nel 2012, in un territorio particolarmente complicato quello casertano di Casal di Principe, nasce “Casa Lorena”, una casa rifugio realizzata in un bene sottratto alla criminalità organizzata che accoglie e sostiene donne vittime di maltrattamento e abuso intra ed extra familiare e diffonde una cultura di contrasto alla violenza di genere in ogni sua forma. Nello stesso anno all’interno di Casa Lorena prende vita “Le ghiottonerie di Casa Lorena”, un laboratorio di catering, confetture e prodotti da forno che nasce per rendere concreta la necessità di trovare un’occupazione alle donne in uscita dalla violenza”.

 

Casa Lorena

 

Le donne che incontriamo nei centri antiviolenza sono donne di ogni condizione, in parte indipendenti economicamente ed affermate professionalmente, in parte però in condizioni di scarsa autonomia. Capita spesso che il sostegno nel percorso di uscita dalla violenza si scontri con la difficoltà delle donne di trovare per sé e per i propri figli condizioni dignitose di vita, in particolare un lavoro.

“L’inserimento lavorativo, ancor prima del sostegno economico, è il cardine indispensabile per aprire la porta all’indipendenza e ricostruire l’autostima delle donne. Uno dei problemi che le operatrici si trovano ad affrontare è proprio quello di favorire l’incontro tra una domanda ed un’offerta di lavoro che risulta prevalentemente informale e irregolare nella fase attuale del mercato del lavoro così strutturalmente in crisi. La nostra provincia (Caserta, nel sud Italia – ndr) è quella che sconta tassi di disoccupazione femminile tra i più alti in Italia e in Europa: questa è stata la spinta ad investire fortemente nell’ambito di interventi di inserimento lavorativo”. 

Sono molte le difficoltà che le donne che provengono da un percorso di violenza incontrano durante il reinserimento lavorativo. 

“La violenza rappresenta un ostacolo all’indipendenza, alcune donne perdono il posto di lavoro perché subiscono molestie sul posto di lavoro da parte del partner o dell’ex partner, o perché questi impedisce loro di recarsi al lavoro. Talvolta lasciano il lavoro a causa dei segni della violenza e dei problemi di salute che essa genera. Anni di violenza lasciano il segno, depauperano le donne delle proprie risorse interne, prosciugano l’autostima ed il senso di autoefficacia. Il processo di empowerment pertanto diventa la strada maestra da seguire per permettere alla donna di ricostruire sé stessa e ricominciare a percepirsi come soggetto ancora utile alla società e quindi in grado di lavorare e ricostruire la propria vita. Soltanto dopo questa “rifioritura” delle risorse interne sarà possibile per la donna sperimentarsi positivamente nel mondo del lavoro”. 

Casa Lorena non smette di sognare e ha grandi piani per il futuro. Grazie a un finanziamento del Dipartimento Pari Opportunità hanno potuto ampliare e diversificare l’offerta di prodotti delle “Ghiottonerie di Casa Lorena” per consentire l’inserimento lavorativo di un maggior numero di donne.

Tutte le informazioni e gli aggiornamenti sono disponibili su leghiottoneriedicasalorena.com 

 

 

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